Ai microfoni di MediaLive la dottoressa Raffaella Santoro, ricercatrice dei laboratori dell’area di medicina molecolare dell’Istituto Regina Elena di Roma.

Dottoressa per diventare ricercatrice che percorso di studi ha seguito?

Mi sono laureata in scienze biologiche, poi ho fatto un dottorato di ricerca in oncologia molecolare, infine ho vinto una borsa AIRC grazie alla quale dal 2008 ho cominciato a collaborare con l’Istituto Regina Elena, con il quale continuo tutt’ora a lavorare.

Quanti anni ha?

30 anni.

Dott.ssa all’interno dei vostri dipartimenti voi portate avanti diverse ricerche giusto?

Noi portiamo avanti studi sulla chemioprevenzione di alcuni elementi; la vitamina D, la melatonina e la metformina. Nello specifico io studio i meccanismi con cui la melatonina ha una funzione chemiopreventiva. Nei nostri laboratori noi non stiamo cercando di curare, ma di prevenire l’insorgenza di tumori, di proteggere le persone dalla loro formazione.

Che cos’è la melatonina?

È una sostanza naturale, un ormone prodotto dalla ghiandola pineale presente all’interno del cervello, ma anche dalla retina, dal tratto gastrointestinale e in altre parti del nostro corpo. Nel nostro organismo viene prodotta nei momenti di buio assoluto e decresce durante la giornata, con l’esposizione alla luce, ne consegue l’importanza del giusto equilibrio tra ore di buio e ore di sole.

Quali funzioni ha?

È stata scoperta come ormone che regola il ritmo veglia-sonno, ha una funzione di “scavenger” di radicali liberi, quando questi si formano lei ne blocca l’azione distruttiva.

Che connessione c’è tra la melatonina e il tumore?

Studi epidemiologi fatti su larga scala hanno dimostrato, ad esempio, che le donne che lavoravano di notte, quindi non avevano abbastanza ore di buio, erano soggetti che sviluppavano maggiormente tumori al seno, mentre coloro che avevano un tasso di melatonina più elevato erano meno esposte al rischio di contrarre questa malattia.

La melatonina dovrebbe essere presente nella stessa misura in tutte le persone?

No, in realtà c’è un range di melatonina che è più alto quando si è piccoli e man mano decresce quando si diventa più anziani.

La melatonina la possiamo trovare anche nei cibi?

Sì, nella buccia dell’uva, ad esempio, ma anche nelle mandorle, nell’orzo, nelle noci, insomma in molti prodotti utilizzati nella dieta mediterranea.

L’esposizione alla luce naturale o artificiale, fa calare la melatonina nel nostro organismo?

Sì, in entrambi i casi questa cala.

Ma se una persona si addormenta con la luce o la televisione accesa produce ugualmente melatonina?

Ne produce meno, bisognerebbe dormire completamente al buio. Per produrne la giusta quantità, comunque, basterebbe dormire di più e mangiare meglio.

Lei è già stata nostra ospite un anno fa, quali progressi ci sono stati da allora?

Diciamo che sono stati fatti un bel po’ di passi avanti, noi stiamo portando avanti gli studi sulle cellule normali, ma anche su cellule tumorali per comprendere come la melatonina possa rallentare lo sviluppo di tumori e non solo prevenirli. Inoltre, sono stati fatti altri studi in cui si è visto come la melatonina può prevenire gli effetti dannosi causati dall’esposizione a sostanze nocive che rilasciano radicali liberi.

Molte persone sono preoccupate per il disastro di Fukushima, per la presenza di iodio radioattivo segnalata anche qui da noi, lei pensa che la melatonina potrebbe servire come protezione in questo caso?

Direi di sì, perché questo tipo di sostanze creano i radicali liberi nelle cellule, la melatonina, in questo senso, ha la capacità di proteggerci da alcuni degli affetti dannosi creati da questi materiali radioattivi.

La melatonina ha effetti collaterali?

Ad oggi l’unico effetto riscontrato in alcuni casi è un po’ di sonnolenza la mattina, ma in realtà basta diminuire il dosaggio e questa sensazione va via.

Voi adesso state studiando le cellule in coltura, quali sono i prossimi step?

Prima, appunto, si fanno degli studi sulle cellule in coltura, poi si comincia la sperimentazione sugli animali, in seguito su un piccolo numero di persone per arrivare, infine, ad una sperimentazione su vasta scala. Ovviamente prima di passare alla seconda fase i nostri studi dovranno essere pubblicati su diverse riviste scientifiche ad ampia divulgazione e condivisi con il mondo scientifico e dopo questo potremo chiedere le autorizzazioni ad operare sugli animali e poi su soggetti umani.

Per fare il punto della situazione, fin’ora abbiamo detto, quindi, che la melatonina non fa male e che protegge dall’insorgenza di neoplasie in qualsiasi parte dell’organismo?

Sì, diciamo, però, che i dati finora sono stati riportati per i tumori al seno, all’utero, alle ovaie, al colon, al cervello…

Ma se una persona volesse acquistarla dove potrebbe trovarla?

Ovunque, anche nei supermercati. Prima in ogni caso è meglio consultarsi con il medico per trovare il dosaggio esatto, normalmente le dosi vanno dai 3 ai 5 mg al giorno, si prende prima di andare a dormire, ricordandosi di spegnere le luci così ha un maggior effetto.

Prima parlavamo dei passaggi che occorre compiere per arrivare alla sperimentazione sulle persone, normalmente quanto tempo passa dalle pubblicazioni a questa fase?

Si parla, comunque, sempre di anni.

In Italia ci sono altri centri che portano avanti studi sulla melatonina con le cellule in coltura?

Sì.

Lei è soddisfatta di fare la ricercatrice?

Sì, mi piace molto il mio lavoro, chi fa ricerca non lo fa per la gloria, soprattutto quelli che fanno ricerca di base, ma lo fa per poter aggiungere un piccolo input che servirà a salvare delle vite umane, purtroppo abbiamo rovinato il mondo, creando diversi agenti mutageni, adesso è nostro compito cercare di bloccarli.

E’ possibile vedere il video dell’intervista cliccando su Italiatube: I Parte e II Parte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *